L’ABC del curatore ultra-contemporaneo. Istruzioni per l’uso. Un manuale in fase di scrittura
È ancora possibile, oggi, per un giovane studioso percorrere la via del curatore? Quali sono le scommesse che bisogna essere pronti a sostenere quando ci si avventura in questo viaggio? Soprattutto, chi è il curatore ultra-contemporaneo?
Quanto segue è una libera considerazione su quella che finora è stata la mia esperienza.
Parto dalle basi: chi è il curatore ultra-contemporaneo? Perché "ultra"?
Oggi il mondo della curatela d'arte è completamente immerso nel mare della navigazione social. L'assalto per il possesso dei followers è l'obiettivo cardine dei profili più quotati dagli utenti. La visibilità è tutto. Talvolta si dà più importanza all'immagine che si ha nel mondo virtuale piuttosto che curarsi della profondità del messaggio che l'arte porta nella società. E così facendo si sconfina a tutti gli effetti nel mondo tecnologico e informatico del XXI secolo e per questo motivo anche il curatore contemporaneo, diventa ultra-contemporaneo perché il suo modo di agire è diverso rispetto a quello dei suoi predecessori che di sicuro non dovevano scontrarsi con internet.
Questo discorso dovrebbe in questo modo sottintendere che anche l'artista contemporaneo sia di conseguenza ultra-contemporaneo e di fatti è così perché in ugual misura si confronta con il nuovo mondo del web.
Ricordo una delle prime lezioni di storia dell'arte contemporanea all'università, all'epoca dovevo ancora laurearmi alla triennale. La Professoressa Antonella Sbrilli ci domandò se avevamo blog, siti web, pagine social nelle quali trattare di arte e rimase un po' sorpresa nel vedere la scarsa risposta della classe. Non sono passati molti anni da allora e oggi se non hai almeno uno di questi prerequisiti non sei di certo un curatore ultra-contemporaneo. Io stessa mi sono dovuta piegare alla cosa e accettare la realtà dei fatti. No web so bad!
Appurato che senza internet il curatore ultra-contemporaneo non esisterebbe, il secondo passo viene con il buon uso che viene fatto del mezzo così che chi riesce a costruirsi una buona immagine virtuale e a ricevere un discreto seguito di profili, otterrà più credibilità di fronte all'artista con il quale collaborerà. Infatti, la maggior parte delle collaborazioni artistiche nasce proprio sui social. Tuttavia sarebbe meraviglioso se la circostanza si concludesse all'interno di quel/questo mondo dalle mille risorse che ci succhia via un sacco di energia. Ecco, proprio perché dietro ogni artista c'è una personalità istrionica pronta a uscire e balzare fuori maestosa per farsi ammirare da chiunque le passi accanto, l'artista non si limiterà ad usare internet per mostrare le proprie opere: lei o lui che sia vorrà la Mostra! Una mostra d'arte, alle volte, è l'evento più atteso dell'anno da artisti e da curatori, spesso anche un medio-piccolo curatore tende a riversare nel giorno dell'inaugurazione di una mostra, il famoso vernissage, una serie di aspettative che il più delle volte vengono deluse. Ora, per non ritrovarsi in questa spiacevole situazione le cose da fare non sono molte ma se ben fatte porteranno a grandi risultati. Prima di tutto: portare tanta pazienza! Una volta concordato il luogo nel quale esporre le opere dell'artista è bene provvedere all'apertura di una polizza assicurativa temporanea (per la durata dell'esposizione) per tutelare le opere. Quando il trasporto non è a carico dell'artista e le opere vengono da lontano un suggerimento sta nel scegliere una polizza che si occupi anche del trasporto così da essere sicuri al 100%. Chiaramente ogni mostra che si rispetti ha un concept di fondo che la anima: ci sono personali, collettive o mostre antologiche, ciascuna con una precisa tematica. Il concept guida anche il curatore nella stesura del testo critico che è come una linea guida per il visitatore che si appresta a compiere l'esperienza artistica. Tutto il lavoro prodotto, che potrebbe sembrare troppo tradizionale (nel senso di antico) agli occhi della generazione Z, per non essere più tale, deve essere necessariamente messo in internet dal curatore ultra-contemporaneo così da tenere aggiornato anche il pubblico online.
Si arriva così, tra una corsa e l'altra, al fatidico giorno. Io mi raccomando sempre e solo di una cosa: non deve mancare il libro dei visitatori. Il grande libro con rilegatura nera e pagine spesse completamente bianche corrisponde alla memoria visiva delle mostre che andranno a susseguirsi e perciò è bene che non manchi mai, sarebbe una grave perdita. Passato il grande giorno non finisce tutto, anzi, preparatevi a tenere aperta la mostra voi in primis se necessario, organizzatevi come meglio potete perché il lavoro del curatore ultra-contemporaneo è anche questo: super flessibile e dinamico, pronto ad adattarsi in qualsiasi circostanza, per questo un piccolo suggerimento: fate attenzione ai luoghi che scegliete per curare le vostre mostre.
Una grave perdita che mi permetto di segnalare sta nel costatare che oggi il rapporto con gli artisti, per un curatore ultra-contemporaneo, sembri non essere più alla base dello scambio culturale che si viene a creare tra le due parti. Verità scomoda e molto grave che già da sola sarebbe sufficiente per smantellare tutta l'impalcatura costruita sopra la figura di questo benedetto curatore che oltre a essere visibilmente stressato se non addirittura schizzato, rischia quanto meno una crisi di nervi dimenandosi tra due mondi paralleli, diversi e inscindibili tra loro e facendo fatica a sopravvivere. Fare un passo indietro per guardare meglio la strada da percorre non sarebbe sbagliato arrivati a questo punto, perché l'arte prima di tutto è l'espressione del sentimento umano e non esiste sentimento senza condivisione ecco perché l'empatia, il pathos, il sentimento devono essere le linee privilegiate della comunicazione artistica. Se il curatore ultra-contemporaneo riuscirà a fare ciò potrà dirsi com orgoglio un CURATORE ULTRA-CONTEMPORANEO, ma se dimenticherà quest'unico aspetto essenziale, sarà schiavo delle dinamiche del commercio e non riuscendo più a provare empatia finirà per non riconoscere neanche più l'arte che parla a chi è pronto a tenderle l'orecchio.
Considerazioni: che la "critica" sia "potere" fu chiaro dal principio a Carla Lonzi, ma quanto sono cambiate le cose dagli anni Settanta del secolo scorso a oggi? Ancora una volta è la fuga? la ritirata, l'unica alternativa?