Il museo virtuale delle artiste italiane, dall’antichità a oggi. Guida ragionata alle pubbliche collezioni nazionali
Il presente progetto di ricerca si identifica all'interno degli studi di genere in ambito artistico. L'impegno prefissato consiste nel redigere una guida alle collezioni d'arte, con l'intento di creare una sorta di museo virtuale dedicato alle artiste italiane, attraverso il minuzioso lavoro di analisi delle pubbliche raccolte nazionali.
L'idea è nata nella fase di stesura della tesi magistrale Compagne, sorelle, allieve. Situazioni di collettività artistica femminile in Italia dal XX al XVI secolo1 durante la quale ho avuto modo di approfondire le storie di artiste a me inizialmente sconosciute. Dopo aver ultimato la lettura del saggio di Griselda Pollock Encounters in the Virtual Feminist Museum. Time, space and archive2 ho iniziato a pensare all'utilità di uno strumento, come appunto sarebbe potuta essere una guida, che all'epoca avrebbe potuto agevolare lo studio della storia dell'arte delle donne in Italia, attraverso un elenco di nomi e date che rendessero l'idea della parabola storica delle vicende che mi apprestavo a studiare. Avendo focalizzato maggiormente l'attenzione sulle situazioni di collettività artistica femminile, tema centrale de lavoro di tesi, ho sentito da subito l'esigenza di conoscere anche le storie delle singole artiste che rimanevano ai margini della mia ricerca, tanto da pensare che una siffatta guida l'avrei potuta scrivere proprio io. Fu così che a fine ottobre contattai per e-mail, presso il Ministero della cultura, il Direttore generale Musei il Prof.re Massimo Osanna che sfatò ogni mia perplessità: avrei dovuto consultare direttamente i Musei di cui mi sarei voluta occupare.
Il lavoro per svolgere il progetto si presenta complesso a maggior ragione se si considerano i dati riportati nella relazione del 2019 dell'Istat, nella quale si legge che:
« sono 4.908 i musei e gli istituti similari, pubblici e provati, statali e non statali, aperti al pubblico nel 2018. È un patrimonio composto da 3.882 musei e raccolte di collezioni (79,1%), 630 monumenti (12,8%), 377 aree archeologiche (6,7%) e 69 ecomusei (1,4%) »3
Questi dati statistici definiscono sia l'estrema ricchezza culturale dell'Italia che la difficoltà nel gestire, studiare e diffondere il sapere legato a così tante opere. C'è, tuttavia, una considerazione che è lecito fare e che riguarda, soprattutto per gli storici dell'arte, la conoscenza puntuale del proprio contesto di appartenenza. Soprattutto per quanto riguarda le conoscenze sulle artiste ma sulla ragione di questo punto mi soffermerò nel prossimo paragrafo sullo stato della questione, poiché esso dipende dalle diverse evoluzioni che il femminismo ha trovato da una parte in Italia e dall'altra negli Stati Uniti d'America.
Lasciando, tuttavia, da parte tutte le critiche e le lodi di questo importante movimento politico, il presente progetto di ricerca vuole essere un ulteriore tentativo per fare il punto sulle opere di artiste presenti in Italia a partire dalle collezioni accessibili al pubblico.
Con l'intento di contribuire alla diffusione della conoscenza di questo argomento e consapevole del valore derivante dal raggiungimento del massimo titolo di istruzione, con questo lavoro avanzo il desiderio di proseguire gli studi per diventare quanto più esperta della questione.
b) Status quaestionis
Dalla prima apparizione del saggio di Linda Nochlin Why Are There No Great Women Artists4 alle
successive pubblicazioni del testo rivisitato già nel titolo Why Have There Been No Great Women Artists, come quella contenuta nel volume enciclopedico curato da Amalia Jones The Feminist and Visual Culture Reader5, questa domanda continua a far discutere studiose e studiosi d'arte in tutto il mondo. Trovarsi di fronte a questo quesito rappresenta, per molti, il primo passo da compiere per intraprendere un viaggio alla scoperta delle artiste dimenticate dai manuali di storia dell'arte. Sei anni dopo lo scalpore che suscitò questa lettura, fu allestita la prima grande retrospettiva itinerante negli Stati Uniti, sulle artiste europee ed americane curata dalla stessa Nochlin e da Anne Sutherland-Harris "Woman Artists: 1550-1950"6, una vasta esposizione di opere che attraversò il continente da costa a costa in tre musei. Da lì passarono altri dieci anni e nel 1987, a Washington (DC), fu inaugurato il National Museum of Women in the Arts (NMWA) il primo museo dedicato esclusivamente alle artiste, nato dalla donazione della collezione dei due coniugi fondatori Wilhelmina Cole Holladay e Wallace F. Holladay7, attualmente in stato di chiusura temporanea per lavori in corso ma ancora attivo.
In Italia, il Settanta rappresenta un decennio altrettanto importante, soprattutto per quanto riguarda la sperimentazione dei diversi media utilizzati dalle artiste, prima tra tutti la fotografia che divenne uno strumento per raccontare la vita delle donne partendo dal risveglio femminista come dimostra lo studio di Raffaella Perna Arte, fotografia e femminismo in Italia negli anni Settanta8.
Rispetto agli Stati Uniti, in quegli anni, la risposta delle donne italiane che facevano parte della critica d'arte militante non fu unanime. Nel lavoro di Simona Weller9 del 1976 e nella mostra del 1980 curata da Lea Vergine10 si ritrovano i contributi più dettagliati, da un punto di vista scientifico, che manifestano una particolare attenzione nei confronti delle artiste storicizzate. Gli studi fin ora condotti sulle situazioni artistiche italiane, come descritto nel lavoro di tesi magistrale, delineano nell'Italia di quegli anni un contesto femminile fortemente politicizzato nel quale le donne irrompono nelle piazze, nei luoghi pubblici, per unirsi in segno di rivolta contro una società maschilista e patriarcale. "Azione" è la parola che definisce l'impronta femminista italiana nelle proteste e negli scioperi come nell'arte. La presenza di numerosi collettivi artistici, nonostante la poca longevità, definisce maggiormente l'atmosfera di sorellanza che in Italia si era creata tra le femministe a partire dall'esperienza di Rivolta Femminile a Roma attorno alla figura carismatica, come racconta Suzanne Santoro11, di Carla Lonzi. La presa di distanza dal mondo dell'arte da parte di un'attenta storica e promettente critica inizialmente non fu compresa e solo negli ultimi anni è stata riconsiderata come suggerisce, oltre al sopra citato saggio, anche la mostra "Io dico io-I say I"12 presso La Galleria Nazionale di Roma. La riscoperta del diario di Carla Lonzi13 definisce una sostanziale svolta nella definizione delle opere di artiste che ancora oggi instaurano con l'autrice un dialogo serrato, fatto di rimandi e di condizioni di vita reale, talvolta atroci, che hanno inizio nel riconoscimento di una medesima condizione esistenziale. La pratica dell'autocoscienza14 rappresenta il motore del femminismo italiano. L'artista statunitense Suzanne Santoro, attiva in Italia dalla fine degli anni '60, ha definito il clima del femminismo italiano più autentico rispetto a quello americano. La pubblicazione del primo manifesto di Rivolta Femminile15 fu, infatti, frutto proprio di questa pratica che portò Carla Lonzi, Carla Accardi, Elvira Banotti e altre studiose e artiste a riconoscersi in quel movimento che riuscì a liberare le donne. A seguito dello scioglimento del primo nucleo di Rivolta e della nascita della Cooperativa di Beato Angelico, passeranno altri due anni prima della pubblicazione del diario di Lonzi e solo in seguito si scopriranno l'amarezza di alcuni passi in cui l'autrice si dichiara contraria alle artiste perché ignare del loro asservimento verso il nemico comune da battere, ovvero il capitalismo maschilista.
L'attrito generato in Italia da queste due posizioni, all'epoca inconciliabili, continua tutt'ora a generare incomprensioni e lacune che meritano di essere colmate. Esposizioni temporanee come la già menzionata "Io dico io-I say I" o la grande retrospettiva milanese sulle artiste del passato " Le Signore dell'Arte. Storie di donne tra '500 e '600"16 rappresentano un forte tentativo per incoraggiare l'interesse del grande pubblico che tuttavia potrebbe trovarsi un po' spaesato se si trovasse a digiuno di informazioni davanti a queste rarità. Un validissimo strumento conoscitivo, per chi vorrebbe iniziare l'indagine dalla capitale, è il lavoro della Prof.ssa Consuelo Lollobrigida Itinerari romani, donne che dipingono, sulle tracce delle artiste dal XVI al XXI secolo17 che rappresenta un modello di riferimento anche per il presente progetto, con la differenza nella definizione nazionale del tema trattato.
c) Metodologia di analisi
Partendo, dunque, dal confronto tra Italia e Stati Uniti, questo progetto rappresenta un tentativo di mediazione tra due modi differenti di concepire l'arte col fine di riempire i vuoti di sapere che intercorrono tra un periodo e l'altro e di creare uno strumento utile per lo studio del macro argomento. In linea con i caratteri della scrittura femminile, il lavoro che propongo si caratterizza per un approccio investigativo che mira ad approfondire le conoscenze partendo dalle visite alle collezioni pubbliche nazionali. Nel tentativo di instaurare una conversazione attiva con le opere d'arte mi occuperò di tenere un diario per annotarvi tutte le informazioni utili e le sfuggevoli suggestioni. Questo aspetto metodologico, meno ortodosso, vorrebbe collegarsi alla tradizione introspettiva di matrice lonziana attraverso la continuità con il genere letterario che, nel caso del presente studio, diverrebbe uno strumento per mantenere viva la memoria e non perdere le fulminee intuizioni, frutto dell'osservazione diretta delle opere, durante la fase di stesura finale del lavoro.
Il progetto si articola in quattro step fondamentali:
1) Analisi e studio preliminare delle collezioni artistiche italiane che abbiano al loro interno opere
di artiste italiane. Studio dei cataloghi di mostre temporanee sulle artiste per risalire alla collocazione delle opere in Italia. Studio e analisi dei testi di biografi antichi, quali Vasari, Zanetti, Malvasia e Baldinucci, come fonti preferenziali per la ricostruzione delle vicende di artiste del passato; paragone con le opere esposte nelle collezioni esaminate.
2) Indagine sul posto. Viaggi di ricerca negli Statu Uniti presso il National Museum of Women in the Arts, Washington (DC) e in Italia presso tutte le collezioni pubbliche nazionali al cui interno sono presenti opere di artiste italiane di ogni periodo. Comparazione del modello di fruizione delle opere tra Stati Uniti e Italia.
3) Rielaborazione delle fonti. Strutturazione del lavoro.
4) Stesura finale.
Cronologicamente il lavoro prevede due anni per affrontare le ricerche e assemblare i dati e un anno per la stesura e la revisione della parte scritta.
e) Obiettivi
Lo scopo del lavoro è divulgare la storia dell'arte. L'intera ricerca è infatti mossa dall'intento di creare uno strumento pratico per lo studio delle artiste italiane storicizzate, dall'antichità fino all'età contemporanea. Cercando di restituire l'enfasi che nutro per la materia e il particolare trasporto nei confronti di questo tema, il lavoro che propongo rappresenta per me un'occasione imperdibile di approfondimento e perfezionamento delle competenze assimilate durante gli anni di studio universitari.
Qualora la scrittura finale si rivelasse a portata anche di un pubblico di non esperti, sarei propensa alla pubblicazione della guida con lo scopo di incentivare un nuovo tipo di turismo nella vastità di proposte, talvolta standardizzate, dei poli culturali italiani. Incrementando così la conoscenza di figure meno note, auguro di aumentare l'interesse e la curiosità di quanti hanno già una sufficiente passione per non stancarsi mai delle cose belle dell'umanità.
Francesca Bisogni
Bibliografia:
1 F. Bisogni, Compagne, sorelle, allieve. Situazioni di collettività artistica femminile in Italia dal XX al XVI secolo, tesi di laurea magistrale, relatrice Prof.ssa C. Subrizi, correlatrice Prof.ssa C. Volpi, Sapienza Università di Roma, a.a. 2020-2021
2 G. Pollock, Encounters in the Virtual Feminist Museum. Time, space and archive, Routeldge, Londra-New York, 2007
3 https://www.istat.it/it/files/2019/12/LItalia-dei-musei_2018.pdf (ultima consultazione 24/08/2022) 4 L. Nochlin, Why Are There No Great Women Artists, in M. Gornick, B. Vivian, Woman in Sexist
Society: Studies in Power and Powerlessness, Basic Books, New York, 1971
5 AA. VV. (curato da) A. Jones, The Feminist and Visual Culture Reader, Routledge, New York. 1988
6 L.Nochlin, A.Sutherland-Harris, Women Artists: 1550-1950, Brooklyn Museum, 21 dicembre-27 novembre, New York, 1977
7 AA.VV., National Museum of Women in the Arts, Harry N. Abrams Inc, New York, 1987
8 R. Perna, Arte, fotografia e femminismo in Italia negli anni Settanta, postmedia books, Milano, 2013
9 S. Weller, Il complesso di Michelangelo, La Nuova Foligno Editrice, Pollenza-Macerata, 1976 10 L. Vergine, L'altra metà dell'avanguardia 1910-1940. Pittrici e scultrici nei movimenti delle
avanguardie storiche, Mazzotta editore, Palazzo Reale, 16 febbraio-13 aprile, Milano, 1980
11 S. Santoro, intervista di F. Ventrella e G. Zepperei in AA.VV. (curato da) F. Ventrella, G. Zepperei,
Feminist and Art in Postwar Italy. The Legacy of Carla Lonzi, Bloomsbury, Londra, 2021 (p.148)
12 AA.VV. (a cura di) C.Canziani, L.Conte, P. Ugolini, Io dico io-I say I, Silvana Editoriale, La Galleria
Nazionale, 1 marzo-5 giugno, Roma, 2021
13 C. Lonzi, Taci anzi parla: Diario di una femminista, Scritti di Rivolta, Milano, 1978
14 C. Subrizi, La storia dell'arte dopo l'autocoscienza. A partire dal diario di Carla Lonzi, Lithos, Roma, 2020
15 C. Lonzi, Manifesto di Rivolta femminile in Sputiamo su Hegel. La donna clitoride e la donna vaginale e altri scritti, Scritti di Rivolta Femminile 1,2,3, Rivolta Femminile, Milano, 1974
16 AA.VV. (a cura di) A. Bava, G. Mori, A. Tapié, Le Signore dell'Arte. Storie di donne tra '500 e '600, Skira, Palazzo Reale, 2 marzo-25 luglio, Milano, 2021
17 C. Lollobrigida, Itinerari romani, donne che dipingono, sulle tracce delle artiste dal XVI al XXI secolo, etgraphie, Foligno, 2013